Val d’Aosta: itinerario verso il Gran San Bernardo

Per chi non si accontenta di una vacanza solo all’insegna del dolce far niente, la Valle d’Aosta offre davvero di tutto e di più. A Saint-Vincent, la riviera delle Alpi, ad esempio, ci si può divertire ai tavoli verdi, ma anche curarsi e  tonificarsi con le acque curative della Fonte scoperta dell’abate Perret. Poi si prosegue verso il Passo del San Bernardo, uno dei valichi alpini più antichi e ricchi di storia, dove Bernardo di Montrone costruì l’Ospizio per i viandanti e dove si addestrano i famosi cani anti-valanga.

Prendendo la statale 26 in direzione di Saint-Vincent si arriva a Champdepraz, comune di fondovalle che oggi affianca alle tradizionali attività agricole iniziative industriali di apprezzabili dimensioni. Da visitare la chiesa parrocchiale di San Francesco di Sales, costruita nel ‘600, che contiene al suo interno un imponente altare maggiore tutto intagliato. Nella parte bassa del territorio, interamente percorso dal torrente Chalamy, si trovano le numerose miniere di rame e di ferro, sfruttate a partire dagli anni ’50.

La parte alta della valle è invece occupata dal Parco Naturale del Mont Avic, un’area posto sotto tutela, che si caratterizza per le sue vaste foreste, ricche di pini uncinati, larici e pini silvestri: per le decine di piccoli laghi; per l’incredibile vegetazione e per una fenomenale fauna alpina che comprende tra l’altro stambecchi, aquile reali, camosci, pernici bianche e marmotte.

Dopo aver ripreso la strada statale, si prosegue verso nord fino a raggiungere Montjovet, toponimo che deriva dall’antica denominazione Mons Jovis (Monte di Giove), attribuita al luogo dai Romani che costruirono su un promontorio un tempio in onore del padre degli dei.

Sulla stessa altura a sovrastare il borgo, restano oggi solo le rovine del castello di Saint-Germain, raggiungibile a piedi in una decina di minuti, percorrendo un sentiero che si inerpica tra le rocce delle montagne. Al centro del castello c’è una torre quadrangolare, edificata tra il X e l’XI secolo, circondata da altri edifici costruiti in epoca successiva. Sotto i ruderi della rocca, è collocata la chiesa di Saint-Germain. Montjovet era anticamente una patta obbligata per i viandanti che potevano rifocillarsi e riposare nei numerosi ostelli dei quali restano ancora alcune tracce lungo la “mongiovetta”, un tratto di strada che, serpeggiando tra le montagne, collega Montjovet con la città di Saint-Vincent. In località Chenal, si possono visitare i resti di una fortezza oggi conosciuta come castello di Chenal. Si crede che anticamente la roccaforte fosse una sorta di distaccamento del castello di Saint-Germain, utilizzato come caserma.

Da Montjovet si riprende la statale fino a Saint-Vincent, uno dei centri turistici più famosi della regine, soprattutto grazie al celebre Casinò de la Vallée che costituisce una delle maggiori attrazioni della città. Il Casinò richiama ogni anno nella città oltre un milione di visitatori.

Saint-Vincet, tuttavia, non deve certamente la sua notorietà solo ai tavoli da gioco. Il suo clima mite, e unico in tutta la regione (la città è anche chiamata la riviera delle Alpi), la natura di incomparabile bellezza che circonda l’abitato, le terme, la vicinanza con la stazione sciistica del Col de Joux, nonché una capacità ricettiva di altissima qualità e un ricco calendario di eventi culturali, artistici e di spettacolo ne hanno fatto, sin dal secolo scorso, una meta turistica di grande richiamo.

Nonostante l’impronta moderna, Saint-Vincent conserva preziose testimonianze del passato. Come il ponte romano sul torrente Cillian, lungo l’antica via delle Gallie, di cui restano oggi solo le vestigia, che, comunque, fanno ben intuire la bellezza dell’opera architettonica intera. Da visitare la chiesa parrocchiale di San Vincenzo e il Museo d’Arte Sacra allestito al suo interno, oltre che i resti, sottostanti il sacrario, di un antico edificio riemerso durante i lavori di restauro effettuati verso la metà degli anni ’70. A pochi minuti dal centro cittadino, e collegata a questo con una funicolare, c’è la Fons Salutis, una sorgente scoperta nel 1770 dall’abate naturalista Jean-Baptiste Perret da cui sgorgano acque curative e tonificanti. Oggi la Font Salutis è diventata un rinomato centro termale.

Situato all’imbocco della Valtournenche, Châtillon è uno dei maggiori centri della Valle d’Aosta, nonché uno dei più importanti snodi commerciali della regione. Accanto alla chiesa parrocchiale di San Pietro, sorge il castello degli Challant, antica residenza della nobile famiglia valdostana, oggi di proprietà della famiglia Passerin d’Entrèves. Il maniero, restaurato nel XVIII secolo, e oggi adibito ad abitazione privata, non è più visitabile. Tuttavia, gli attuali proprietari hanno aperto al pubblico il parco circostante, ricco di alberi secolari catalogati come monumentali. Tra questi, un tiglio che raggiunge i 35 metri d’altezza, un faggio che arriva a 32 e un cedro dell’Atlante che ne misura 30.

La cittadina è sovrastata da un secondo e più celebre maniero: il castello di Ussel, edificato nel XIV secolo, per volontà di Ebalo di Challant, su un costone roccioso che scende a precipizio. La costruzione è il primo esempio di castello a corpo unico della regione e conserva ancora le sue caratteristiche architettoniche originali. Il castello di Ussel si può visitare esclusivamente nel periodo estivo. Tra le altre testimonianze storiche offerte da Châtillon, si distingue il ponte romano costruito sul torrente Marmore.

Continuando a percorrere la strada 406 verso Breuil-Cervinia, il primo comune che si incontra è Antey-Saint-André. Il villaggio, le cui origini risalgono all’epoca romana, è oggi una rinomata meta di villeggiatura. Antey-Saint-André è particolarmente apprezzata per la sua tranquillità, per la vicinanza alle numerosi stazione sciistiche della Valtournenche e soprattutto perché è da qui che si può ammirare per la prima volta l’intero massiccio del Cervino, alto quasi 4.500 metri. La chiesa parrocchiale conserva ancora il portale tardo-gotico in pietra. Nelle frazioni di Grand Moulin e di Covalou sono visibili le vestigia del “rus du pan perdu”, un acquedotto dalle monumentali arcate appoggiate alla montagna.

Sa Antey-Saint-André si raggiungono quindi facilmente La Magdeleine, distante otto km, luoghi di villeggiatura tra i più caratteristici della zona.

Proseguendo sulla stessa strada si arriva a Valtournenche, stazione sciistica circondata dalla catena delle Grand Murailles e punto di partenza per numerose gite ed escursioni. Valtournenche, da cui prende il nome l’intera valle, è nota per aver dato i natali a guide famose in tutto il mondo. A conferma della forte vocazione all’alpinismo degli abitanti del posto, nella piazzetta del paese, ribattezzata appunto “piazzetta delle guide”, si trovano lapidi e targhe commemorative che ricordano le più eccezionali imprese ad alta quota. Una di queste lapidi è dedicata al primo tentativo di scalata al Cervino ad opera di un equipaggio italiano attraverso la “Testa del leone”.

Da Valtournenche è possibile scendere nel Gouffre des Busserailles, un orrido del torrente Marmore che si presenta come una spaccatura scavata nella roccia, lunga più di 100 metri. Ancora qualche km verso nord e si raggiunge Breuil-Cervinia, una delle località turistiche più esclusive delle Alpi e tra le più celebri d’Europa. La “capitale delle nevi”, che si trova ad un’altezza di oltre 2.000 metri, è immersa in uno scenario da cartolina, fatto di pascoli verdi, boschi e montagne davvero spettacolari. Il comprensorio sciistico di Breuil-Cervinia, collegato con Valtournenche e Zermatt (Svizzera), vanta impianti di prim’ordine, strutture ricettive di altissima qualità, per non parlare dei 350 km di piste, praticabili dodici mesi all’anno. Tra le numerose gite e escursioni che si possono effettuare, c’è quella, imperdibile, al ghiacciaio, si può visitare la grotta di ghiaccio più alta e grande del mondo e vivere così un’esperienza davvero indimenticabile. La grotta, che si raggiunge attraverso una galleria scavata nel ghiaccio lunga 50 metri, ha la forma di un trifoglio e si trova a 15 metri sotto la superficie ghiacciata. Il tutto è reso ancora più affascinante da un suggestivo gioco di luci e dal sottofondo di musica classica che contribuiscono ad accentuare la magica atmosfera del luogo.

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