Sorrento, la penisola delle sirene

Sorrento si libra sul mare dall’alto del pianoro di tufo su cui è situata. Questa posizione particolare, all’estremità meridionale del Golfo di Napoli, sullo sfondo dei Monti Lattari, sarebbe bastata da sola a dare fama mondiale a questa cittadina. Ma al suo successo hanno contribuito anche i giardini profumati di aranci e limoni, il clima temperato e i miti antichi e moderni.

Torna a Surriento, cantata da Caruso sulle note nostaligche dei fratelli de Curtis, è un monumento musicale dedicato alla città e al suo mare. Secoli prima, a Punta Campanella, all’estremità della penisola sorrentina, i canti delle sirene inebriavano i marinai di passaggio fino a renderli incapaci di navigare e dimentichi di sé.

Gli antichi nomi di Sorrento si ricollegano a questo affascinante passato. Il nome latino Surrentum deriva dal greco sireon (sirena). La città è ormai indissolubilmente legato al mito delle Sirene. Numerose sono le versioni tramandate che legano la città al mito delle Sirene. Lo stesso Omero ben tremila anni fa decantò le bellezze naturalistiche e paesaggistiche della penisola Sorrentina contribuendo, così alla nascita di un mito che ancora oggi richiama  ed affascina migliaia di persone provenienti da tutto il mondo. Leggenda narra che le tre fanciulle “Ligeia”,”Leucosia”e “Partenope”, figlie di Acheloo, dagli scogli del promontorio Peloro, tra Scilla e Cariddi, incantavano i naviganti finchè non venivano sommersi dalle acque. Prese dalla voglia di vedere le rive delle nostra costa, solcarono il Tirreno fino ad arrivare allo sperone roccioso che incombe sul mare, l’attuale Punta Campanella. A Punta Campanella sono ancora oggi visibili i resti del Tempio di Athena, che secondo la leggenda fu costruito da Ulisse per ringraziare la Dea , dopo aver superato indenne, legato all’albero della nave e tappando le orecchie dei compagni con la cera, il tratto di mare infestato dalla Sirene.

L’elité romana si fece costruire qui lussuose dimore di villeggiatura sul mare. I Borbone di Spagna chiamavano Sorrento le jardin du roi. Nemmeno gli inglesi seppero resistere ai richiami di Sorrento: la città era tappa obbligata del Grand Tour.

Oggi Sorrento è affollata quanto le altre attrazioni turistiche della zona, come la Piazzetta di Capri, la Piazza del Duomo di Amalfi e le vie di Pompei. Il suo punto forte sono gli ottimi collegamenti con Capri, Positano, Amalfi e Pompei oltre che lo splendido panorama e l’atmosfera vivace. Sorrento offre una vastissima scelta di hotel, appartamenti e B&B, per tutte le tasche. E’ una cittadina abitata durante tutto l’anno ed è quindi la scelta migliore in periodo di bassa stagione (da ottobre ad aprile), quando invece tra Positano e Capri è quasi tutto chiuso.

COSA VEDERE

Il luogo centrale è indubbiamente Piazza Tasso. Un monumento ricorda il poeta rinascimentale Torquato Tasso, cui la città ha dato i natali. Egli nacque nel 1544 in via Vittorio Veneto 11: i resti del palazzo di tufo corroso dal mare sono stati assorbiti dall’Hotel Imperial Tramontano. Piazza Tasso è il cuore pulsante della città: bar, ristoranti, negozi e tanta, tantissima gente praticamente in ogni periodo dell’anno. A Natale, poi, la ressa è davvero tanta, perché Sorrento è molto più di una località balneare.

Pezzi di storia si possono trovare anche nell’Hotel Vittoria Excelsior. Nel 1921 l’immortale Caruso trascorse alcuni mesi nelle stanze dell’ex palazzo patrizio lasciando un’eredità ben visibile: gli ambienti sono rimasti fedeli all’arredamento originale, con pianoforti a coda e leggii, e vengono affittati come suite. Il cantautore Lucio Dalla ha soggiornato nel 1987 nella suite Caruso, dedicando al tenore napoletano l’omonima canzone, facente parte dell’album DallAmericanuso.

In un antico palazzo aristocratico, Palazzo Correale, si trova anche il Museo Correale di Terranova, in splendida posizione: sul bordo dell’altopiano di tufo, in mezzo agli agrumeti, i pezzi dell’ex collezione privata formatasi nell’800 sono splendidamente ambientati nei lussuosi palazzi. Nelle stanze con tre secoli di vita sono appesi dipinti napoletani, fiamminghi e olandesi. Sono esposti orologi preziosi, porcellane di Capodimonte, opere d’intarsio sorrentino e importanti reperti antichi.

Forse non esiste un altro giardino pubblico che si affacci così da presso al precipizio come la Villa Comunale di Sorrento, a pochi minuti da Piazza Tasso. Piccola, ordinata, raccolta, con una vistamare mozzafiato e la possibilità, esclusiva, di raggiungere Marina Piccola tramite di un comodo ascensore.

A due passi da lì, invece, l’architettura si protende verso l’alto. Con celeste leggerezza, colonne e arcate arabe e romaniche si mescolano armoniosamente nel portico di San Francesco. Fa parte dell’omonima chiesa anche se, a differenza di quest’ultima, ha conservato diverse tracce dell’originaria architettura trecentesca insieme ad altri motivi decorativi aggiunti nei secoli successivi. Portici di archi incrociati di tufo che si alternano ad archi tondi a loro volta poggiati su colonne sormontate da capitelli. Una miscellanea di stili che non lascia indifferenti e che, soprattutto, conferisce al chiostro un’atmosfera solenne e mistica. Il quieto ambiente è una cornice ideale per i concerti estivi.

Numerose sono le “edicole votive” piccole cappelle in miniatura, decorate con maioliche o affrescate, disseminate sul territorio della penisola. Sono una testimonianza spontanea della devozione popolare. Venivano realizzate sui muri delle case o sui muretti di divisione delle proprietà per invocare la protezione divina. Quando le strade non erano ancora illuminate, le edicole costituivano l’unico mezzo di orientamento grazie alla fioca luce delle lampade ad olio che rimanevano accese giorno e notte.

Sempre nel pieno centro cittadino si trova un’altra interessante attrazione di Sorrento, ma dal fascino completamente diverso rispetto quelle che abbiamo visto finora. Sono in molti a sostenere che l’abbandono sia la forma più autentica di conservazione della bellezza. Da qui anche il fascino del Vallone dei Mulini o, per dirla all’inglese (inglesi e americani sono assidui frequentatori di Sorrento) Deep Valley of the Mills”. Si tratta di un alveo naturale che un tempo arrivava fino a mare dove, nel XVII secolo, la famiglia Correale (la valle, in precedenza, era stata di proprietà della famiglia Tasso) fece costruire un mulino per la macinazione del grano. A far girare il mulino provvedevano le acque pluviali che si ingrossavano nel canale. L’attività è andata avanti fino all’inizio del ‘900 e da allora è dismessa. Il risultato è che una fitta vegetazione si è impossessata della zona coprendo quasi del tutto le tracce delle attività che vi si svolgevano (c’erano anche una segheria, una cava di tufo e diverse grotte adibite a cisterne per la raccolta dell’acqua piovana). Tutto in pieno centro storico a Sorrento. La valle è inaccessibile e perciò bisogna accontentarsi di fotografare il rudere.

Via Cesareo è la via principale dell’antico e stretto nucleo urbano di Sorrento. In mezzo a ristoranti e negozi spicca il Sedile Dominova. Questa loggia, interamente decorata con affreschi del XV secolo, prende il nome dall’ex “sedile” dell’assemblea dei nobili. Questi ultimi s’incontravano qui per discutere questioni amministrative e politiche. Oggi, sotto la colorata cupola di maiolica, gli abitanti di Sorrento giocano a carte.

Il passato abbellisce il presente anche nel Museo bottega della Tarsialignea. L’architetto, collezionista e designer Alessandro Fiorentino, espone sia opere dei più noti artisti ottocenteschi dell’intarsio che pezzi dei loro successori moderni. Fuori dagli spazi museali l’arte applicata dell’intarsio si può trovare nel coro del Duomo. Originariamente ubicata fuori le mura cittadine, la Cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo si trova nel centro storico di Sorrento da oltre mille anni anche se, va detto, in precedenza sorgeva più a monte rispetto all’attuale collocazione. Del primitivo aspetto non è rimasto quasi nulla e la forma odierna è figlia di successive ristrutturazioni terminate negli anni 20 del secolo scorso con la facciata in stile neo­gotico. L’interno invece è in stile barocco, per lo più realizzato nel XVIII secolo. Quanto alle opere d’arte ce ne sono di grande valore: dalle tele, realizzate da Giacomo del Pò, raffiguranti l’Assunta e i Santi Filippo e Giacomo (nel soffitto del Presbiterio), alla “Madonna col Bambino e i due San Giovanni” di Silvestro Buono (sul pulpito). Imponenti anche il coro ligneo (nel Presbiterio) e il grande organo che sovrasta il portale principale d’ingresso. All’esterno, su Corso Italia, il campanile con l’orologio in ceramica del ‘700. Maestoso.

Sant’Antonino è “Patrono, Avvocato e Padre” di Sorrento e della penisola. Al Santo che protegge la città da calamità, epidemie ed al quale sono attribuiti numerosi miracoli, è dedicata la basilica nell’omonima piazza. Costruita probabilmente intorno all’anno Mille sull’oratorio presso il sepolcro del Santo, nei secoli successivi la chiesa fu oggetto di restauri e rimaneggiamenti che concorsero a conferirle l’attuale veste barocca. All’ingresso della basilica due ossa di cetaceo ricordano il prodigio più celebre compiuto da Sant’Antonino, ovvero quello di aver salvato un bambino che era stato inghiottito da una balena. L’interno è articolato in tre navate divise da dodici colonne (6 per lato), in parte provenienti dalle ville di epoca romana. Il soffitto della navata centrale è decorato con tre tele di Giambattista Lama (1734): al centro è raffigurato Sant’Antonino nell’atto di liberare dal demonio la figlia di Sicardo, principe di Benevento; nei tondi laterali sono rappresentati i santi Gaetano Thiene e Andrea Avellino. Dalle navate laterali si scende nella Cripta con volta poggiante su otto colonne di spoglio. Al centro dell’ipogeo vi è l’altare su cui si trova la statua di Sant’Antonino alle cui spalle c’è la lampada perenne ad olio. In ricordo di uno dei miracoli compiuti dal Santo, è devozione per i fedeli segnarsi con l’olio di cui è unta la lamina d’argento del retro della statua. Sotto l’altare sono conservate le spoglie del Santo patrono; alle pareti una ricca collezione di ex voto, dono dei marinai scampati ai naufragi, e quadri raffiguranti miracolosi salvataggi.

LE SPIAGGE

Se venite a Sorrento immaginando una vacanza da passare su una lunga e tranquilla spiaggia di sabbia, beh, forse è meglio che cambiate destinazione! Le spiagge a Sorrento sono piccole e nei mesi estivi molto affollate. Per raggiungere le spiagge più belle, col mare più incontaminato, è necessario muoversi lontano dal centro. Ma verrete premiati con calette da sogno e un mare trasparente!

Iniziamo dalla spiaggia di Marina Piccola, posta sotto la Villa Comunale, raggiungibile tramite l’ascensore nei pressi della chiesa di San Francesco o a piedi da Piazza Tasso seguendo le scale. Nei pressi del porto, si trova una sottile striscia di sabbia vulcanica con un tratto di spiaggia libera e diversi stabilimenti privati. La maggior parte degli stabilimenti privati ha un piccolo pezzo di spiaggia e palafitte sul mare dove vengono collocati lettini e ombrelloni.

A piedi da Piazza Vittoria o in autobus, si raggiunge la spiaggia di Marina Grande un borgo di pescatori, famoso per la bontà dei suoi ristoranti. A Marina Grande la vita dei pescatori si è mescolata alle esigenze e alle usanze del turismo. Le terrazze balneari si elevano dalla superficie dell’acqua poggiandosi su stele: lungo l’accidentata costa, infatti, le spiagge sono pressoché assenti. Numerosi ristoranti e trattorie propongono pesce fresco, come se le riserve del mare fossero inesauribili.

Per un bagno di sole in uno scenario ricco di archeologia ci si può fermare ai cosiddetti Bagni della Regina Giovanna, non lontani da un’altra insenatura, la Marina di Puolo. Questo bagno creato dalla natura, collegato al mare da un’apertura ad arco nella roccia, si trova nelle adiacenze di Capo di Sorrento. La tradizione vuole che nel XIV secolo la regina Giovanna d’Angiò si desse convegno qui con i suoi amanti per poi, a cose fatte, sbarazzarsene bruscamente con l’aiuto degli scogli. Fantastica, incantevole, meravigliosa, stupenda, indimenticabile. Basta leggere le recensioni in rete di quest’insenatura per rendersi conto, solo in parte, della bellezza dei luoghi. Sorrento non ha spiagge di sabbia ma, niente paura, i Bagni della Regina Giovanna sono senz’altro meglio. Per raggiungere la località bisogna prima arrivare a Capo di Sorrento. Considerando la difficoltà nel trovare parcheggio (ce n’è uno appena prima del tratto a piedi) è preferibile prendere l’autobus anche se, chiaramente, molto dipende dal periodo dell’anno. Un angolo di paradiso che però non è adatto alle famiglie con figli piccoli al seguito. Da diverso tempo il sentiero che porta ai Bagni della Regina Giovanna è stato transennato a seguito di una frana. C’è tuttavia l’impegno da parte dell’amministrazione comunale di render nuovamente fruibile questo tratto selvaggio di costa dall’enorme valore storico-ambientale. Prima di avventurarsi, perciò, è bene informarsi sullo stato dei luoghi. Le rovine che si vedono dai Bagni della Regina Giovanna, sono probabilmente quelle della villa, assai nota nell’antichità, del patrizio Pollio Felice. Quanta parte di questa o quell’antica residenza estiva si trovi ancora sott’acqua è tuttora oggetto di ricerche.

La zona di Puolo è la più amata dai sorrentini per andare al mare ed è la più gettonata dalle famiglie soprattutto per la presenza della spiaggia e della riva con fondale basso. Puolo si divide in due zone con due diverse discese a mare dalla strada statale: l’area libera che comprende la zona della Pignatella (scogli sul mare) e la spiaggia di Puolo vera e propria dove troverete anche bar, ristoranti e punti dove noleggiare sdraio e lettini e la spiaggia privata (Blumare Club), cui si accede attraverso un cancello bianco e si arriva allo stabilimento con spiaggia e solarium.

Poco prima di Massa Lubrense si trova la Conca Azzurra, uno stabilimento privato che si trova poco prima di Massa Lubrense. Ha tre piscine, tra cui due per bambini, grandi terrazze e piccole spiagge rocciose. Si arriva solo in auto o col motorino.

Al centro di Massa Lubrense c’è invece Marina della Lobra, piccolo borgo marinaro dalle lunghe scogliere con un paio di stabilimenti attrezzati.

Proseguendo da Massa Lubrense in direzione di Termini (l’ultimo paese della penisola Sorrentina) si incontra la piccola frazione di Marciano con due discese a mare: Capitan Cook, un lido privato roccioso con un ottimo ristorante e Baia delle Sirene, con spiaggia, solarium e ristorante.

Arrivati sull’estrema punta della Penisola Sorrentina, nei pressi del villaggio di Nerano, parte il sentiero che conduce verso la Baia di Ieranto, una riserva naturale protetta. Il sentiero, in circa 1 ora, conduce a una piccola spiaggia con vista su Capri.

Quando un sorrentino vuole farsi un bel bagno, punta diritto alle spiagge di Marina del Cantone, località di Nerano. In questa baia affacciata sul versante sud delle Penisola si trova un’ampia spiaggia di ciottoli, un mare sempre limpido e diversi ristoranti dove provare la specialità del luogo: gli spaghetti alla Nerano, con zucchine e provolone del Monaco.

Se cercate una spiaggia che sia veramente “selvaggia” allora avventuratevi fino alla Cala di Mitigliano: arrivate fino a Termini e seguite le indicazioni per Punta Campanella. Se siete con l’auto dovrete lasciarla in paese, col motorino invece si può proseguire. Poco dopo l’inizio di Via Campanella sulla destra troverete un cancello da dove parte un sentiero in terra battuta che porta alla Cala. Essendo una strada privata vi sarà chiesto di pagare una sorta di “pedaggio” per continuare a scendere col motorino. Lasciato il motorino sull’ultima piazzola bisogna continuare a scendere a piedi per il sentiero sterrato. Si arriva a una spiaggia con sassi, ciottoli e scogli dall’acqua cristallina e una meravigliosa vista su Capri. Bisogna portarsi dietro tutto il necessario perché sulla spiaggia non troverete niente.

ATTIVITA’

Dal mare la penisola sorrentina appare particolarmente bella. La costa è un susseguirsi di piccole cale e di stretti fiordi oltre Punta Campanella e fino alla Baia di Ieranto, la più profonda insenatura della penisola, e alla Baia di Recommone. Poiché Sorrento è praticamente priva di arenili e molte cale sono irraggiungibili a piedi, o raggiungibili solo con difficoltà, un giro in barca lungo questo variegato tratto di costa è vivamente consigliato. Il noleggio di barche è possibile a Marina Grande.

Intorno alla penisola vi sono ottime aree per immersioni, in particolare allo Scoglio del Vervece, ben visibile da Massa Lubrense. Qui Enzo Maiorca conquistò il record mondiale, nel 1974, di immersione in apnea (87 metri). Ogni anno, la seconda domenica di settembre, si celebra la messa sull’isolotto, seguita dalla deposizione dei fiori da parte dei sub che scendono per onorare la Madonnina bronzea, detta del Vervece, situata a circa quindici metri di profondità.

I SENTIERI

Una delle maggiori risorse turistiche della penisola sorrentina è costituita dal territorio, caratterizzato dalla macchia mediterranea, da colture tipiche da coste che si affacciano sul mare. Una delle attività promosse in tale ottica è stata l’individuazione e la delimitazione di una serie di percorsi pedonali.

Nel 1990 furono individuati, prevalentemente nel comune di Massa Lubrense, ben 22 itinerari pedonali per uno sviluppo complessivo di circa 110 km lontani dalle strade rotabili e dai grossi agglomerati urbani. Lungo questi sentieri, segnalati in modo chiaro e leggibile, si possono riscoprire luoghi incantati ricchi di memorie storiche, punti panoramici, antichi casali, il tutto attraverso limoneti, uliveti, querceti, coste assolate e attraverso comunque una natura lussureggiante sempreverde, tipica dell’intera penisola sorrentina.

Sono disponibili nelle librerie guide dettagliate sulla  rete dei sentieri della zona così come guide escursionistiche esperte della zona ed operatori turistici che organizzano escursioni guidate a piedi o in bicicletta.

Consigliamo in particolare, il sentiero che arriva a Punta Campanella, l’estrema punta della penisola sorrentina. Davanti c’è solo il mare e l’isola di Capri. Un luogo di confine tra terra e mare che fin dall’antichità è stato ricoperto da un’aura sacra. Da queste parti Ulisse incontrò le sirene e fece erigere un tempio alla dea Minerva che aveva protetto il suo viaggio. Il sentiero per Punta Campanella, parte da Termini, l’ultima località abitata verso occidente della penisola Sorrentina. Potete raggiungere Termini anche in autobus, prendendo uno degli autobus per Sant’Agata sui Due Golfi che partono da Sorrento. Dalla piazzetta del paese, affacciata su Capri, troverete tutte le indicazioni per raggiungere l’inizio del Sentiero.

Molto suggestivo è anche l’anello del Monte Faito (1400 metri), il punto più alto della catena dei Monti Lattari e segna l’inizio della penisola sorrentina. E’ una meta molto amata soprattutto in estate, quando rappresenta un fresco rifugio dalle calde e a volte afose giornate dell’estate sorrentina. Il modo più semplice per raggiungere il Monte Faito è prendere la funicolare che pare dalla stazione Circumvesuviana di Castellammare di Stabia. La funicolare in inverno è chiusa. In alternativa è possibile raggiungere la vetta del monte con l’autobus che parte dalla stazione della Circumvesuviana di Vico Equense o con la propria auto (la strada è abbastanza agevole). Quello che colpisce subito di Monte Faito appena ci si comincia a inerpicare per la strada che conduce alla vetta sono gli straordinari panorami che si ammirano: tra i faggi e la tipica atmosfera di montagna la vista si apre sull’intero golfo di Napoli. Da un lato c’è la penisola sorrentina fino all’isola di Capri con i Faraglioni ben visibili, dall’altro tutta l’area vesuviana con la città di Napoli, il Vesuvio e l’arco del Golfo. Panorami che si possono ammirare sia direttamente dalla strada carrozzabile, sia avventurandosi per i sentieri che si perdono tra i boschi.

Quello più noto è però il Sentiero degli Dei, uno dei sentieri più spettacolari al mondo che unisce Agerola per arrivare fino a Positano camminando per 10 km in bilico tra le due costiere. Partendo da Sorrento il mezzo più comodo per arrivare ad Agerola è prendere prima l’autobus Sita Sorrento- Amalfi e poi l’autobus Amalfi-Agerola. Fatevi indicare dall’autista la fermata “Bomerano”. Da qui seguite le indicazioni per l’imbocco del Sentiero. Impiegherete circa 2 ore per raggiungere Agerola da Sorrento con l’autobus. Il Sentiero è contrassegnato dai segni bianchi e rossi. E’ abbastanza agevole ma consigliamo di camminare sempre accompagnati.

Altri paesaggi incontaminati sono quelli che si possono ammirare nella Baia di Ieranto, una lingua di terra che si allunga dal borgo marinaro di Nerano fin quasi a sforare Capri. Ieranto oggi è di proprietà del FAI, il fondo nazionale per l’Ambiente, che organizza spesso visite guidate. L’accesso all’area è sempre libero. Il sentiero che si inoltra lungo la Baia di Ieranto parte da Nerano. il borgo di pescatori sulla punta della penisola sorrentina. A Nerano si può arrivare in autobus da Sorrento, fermandovi al centro del paese di Nerano (non a Marina del Cantone dove si trova la spiaggia). Potete chiedere l’autista il piacere di indicarvi la fermata. A Nerano si arriva comodamente anche in auto o con lo scooter, ci sono diversi parcheggi disponibili. Il sentiero parte 100 metri più in basso dalla piazzetta del paese ed è indicato da diversi segnali ed è lungo 6 km per un tempo di percorrenza previsto di 3 ore a/r.

TRADIZIONI E FOLKLORE

Nessuno, arrivando a Sorrento, può sottrarsi alla tentazione di procurarsi i piaceri che solo la visione dello spettacolo della tarantella è capace di assicurare.
Considerata come il ballo popolare più famoso del mondo la Tarantella è capace di suscitare quelle emozioni di indescrivibile allegria e totale coinvolgimento. Danza popolare antichissima – tante sono le ipotesi sulla sua origine – nel corso del tempo si è trasformata in una vera e propria attrazione turistica.
Le festose musiche che accompagnano questa danza, la grazia mostrata dai ballerini nei loro movimenti ed i colori sgargianti dei loro abiti, sono un vero inno alla felicità e rappresentano l’espressione più autentica della gioia di vivere. Difficile stabilire se sia più facile lasciarsi trascinare dalla musica suonata con strumenti tipici della tradizione napoletana  quali il tamburello, la chitarra, il mandolino, il violino, le nacchere, il contrabbasso e la fisarmonica oppure se risulti più semplice lasciarsi ipnotizzare dalla bellezza degli abiti indossati, ricchi di velluti coloratissimi, di merletti raffinati oltre che di ricami in oro.  Oggi si può assistere allo spettacolo della Tarantella in alcuni locali specializzati che, curando le magnifiche coreografie e scenografie, ripropongono come sfondo delle rappresentazioni, le immagini ed i paesaggi dell’antica Sorrento.

Il periodo natalizio rappresenta un momento magico per tutta la Costiera.
La magia della festa più attesa si avverte davvero in ogni angolo: ed ecco, allora, nascere piccoli e grandi presepi e alberi sfavillanti di luci e decori.
Molto diffusa è, infatti, la tradizione presepiale che coinvolge giovani e vecchie generazioni: in ogni chiesa, via o villaggio si allestisce una scena della Natività.
Le tecniche usate per allestire un presepe sono molteplici, da quelle povere e tradizionali quali cartapesta, creta e ceramica, sughero a quelle più sofisticate e moderne con l’utilizzo di pastori mobili, di effetti visivi e scenici. Allestiti secondo le più antiche tradizioni dell’arte presepiale napoletana, è possibile ammirarli un po’ ovunque nell’ambito della penisola.
Calde illuminazioni e coloriti addobbi conferiscono alle località un aspetto quasi insolito, l’atmosfera è di quelle che lasciano presagire festività molto suggestive.
Intanto, proprio mentre ogni comune  sfoggia il suo look natalizio, fervono le attività per dar vita a una miriade di iniziative capaci di rendere indimenticabile ogni momento trascorso nella Penisola Sorrentina.
Un ricchissimo calendario di eventi offre l’imbarazzo della scelta, ogni giorno almeno una manifestazione merita di essere seguita o vissuta.
È chiaro che il clou riguarderà le giornate del Natale e Capodanno, ma non mancheranno altri eventi da prendere in considerazione, ininterrottamente, fino all’Epifania.

Come in molte parti d’Italia, anche nella Penisola Sorrentina la settimana che precede la Pasqua è un affascinante mosaico di tradizioni, alcune delle quali simili o identiche a quelle di molte altre regioni dello stivale, altre uniche e particolari che identificano il territorio ed arricchiscono il folklore di fascino e di suggestioni. Come per ogni fedele cristiano, anche nella Penisola Sorrentina la Settimana Santa si apre con la benedizione e la distribuzione dei ramoscelli di ulivo la Domenica delle Palme, quella che precede la Pasqua. Proprio a questa usanza è legata una delle tradizioni pasquali più antiche particolari della zona, quella di adornare le “palme” con piccoli caciocavalli o con dei confetti colorati. Secondo una leggenda popolare, infatti, durante il periodo delle invasioni saracene gli abitanti di Sorrento, rifugiatisi nella Cattedrale, pregarono affinchè la loro città fosse risparmiata dal saccheggio. La grazia venne concessa ed infatti, proprio in prossimità della costa sorrentina, le navi saracene naufragarono. Soltanto una giovane schiava si salvò, la quale, libera dai suoi aguzzini, raggiunse la riva a nuoto e, per ringraziare i cittadini, fece loro dono del contenuto di un sacchetto che portava al collo: dei confetti colorati. Come avviene anche in altre parti d’Italia, anche in questa zona della Campania le campane restano mute dal Giovedì Santo sino alla domenica. Proprio il Giovedì, con la Messa in Coena Domini, si commemora l’Ultima Cena, l’Istituzione dell’Eucarestia e la Lavanda dei piedi, mentre con la visita dei “sepolcri” si venera il Ss. Sacramento, e si prega in memoria della Passione di Cristo. In attesa della Veglia Solenne del Sabato Santo e della celebrazione della resurrezione, il Venerdì Santo l’intera Penisola Sorrentina si carica di misticismo e drammaticità con le tradizionali Processioni degli Incappucciati, una delle usanze più antiche della pasqua sorrentina ma anche di altre zone d’Italia.

COSA GUSTARE 

Che si tratti di ristoranti “stellati” o di caratteristiche trattorie, a Sorrento la cucina è arte. La gastronomia sorrentina ha una tradizione antichissima ispirata al rispetto della qualità e della genuinità delle materie prime, frutto di una natura prodiga e di un clima mite. Ingredienti naturali, prodotti locali (olio, vino, ortaggi, noci, formaggi, limoni) e varietà di cibo son alla base delle specialità più apprezzate della cucina sorrentina, basata su sapori e profumi del mare e della montagna. Tra i piatti più famosi, meritano menzione i leggendari “gnocchi alla sorrentina” con pomodoro, basilico e fiordilatte filante, i cannelloni alla ricotta, l’aragosta lessata o cotta nel pomodoro, la parmigiana di melanzane, i gamberi saltati in padella o fritti con una leggera impanatura, il polpo in casseruola.

Pietanze semplici ma dal gusto inimitabile che ben si accompagnano ad un Sorrento bianco o rosso. Dulcis in fundo, la pasticceria locale, dominata dal profumo degli agrumi: sorbetto al limoncello, delizia al limone (pan di Spagna rivestito e ripieno di una soffice crema al limone), babà al sapore di limoncello la fanno da padroni. Ottimi anche il gelato caldo (il semifreddo locale), le zeppole (bignè fritti ripieni di crema), la sfogliatella e i “follovielli”, fagottini di vite ripieni di uva passita cotti nel forno a legna. E per digerire non c’è niente di meglio che un buon limoncello prodotto artigianalmente in loco, servito freddo in piccoli bicchieri, anch’essi freddi, o un nocino, l’altro liquore tipico di Sorrento.

NEI DINTORNI

Sorrento è bellissima e offre ai turisti tutto quel che serve per una vacanza appagante. Ciò detto, a soli 20 minuti di auto (poco più con i bus di linea) c’è la Costiera Amalfitana: Positano, Praiano, Maiori, Minori, Amalfi, Ravello e Vietri. Tutti posti meravigliosi che meritano di esser visti almeno una volta nella vita. Per non parlare, poi, dell’altro versante costiero: a mezz’ora di Circumvesuviana ci sono i siti archeologici di Pompei ed Ercolano, senza naturalmente dimenticare la città di Napoli. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

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