Itinerario sulla strada del Gran Paradiso: da Chivasso a Ceresole Reale

L’itinerario si snoda tra antico e moderno, sacro e profano, natura e modernità, in un percorso variegato e suggestivo. Ripercorre strade antiche che tra le montagne portano oltreconfine, tocca residenze sabaude, raggiunge picchi innevati e apprezzate località montane e sciistiche. Ma si addentra anche tra incantevoli riserve naturali, visita alcuni dei luoghi sacri più frequentati della regione, raggiunge siti d’importanza storica. E scopre l’eccellenza delle zone industriali e tessili.

ITINERARIO

Dal Duomo di Chivasso al castello di Aglié 

Sulla strada del Gran Paradiso merita una sosta Chivasso, importante nodo ferroviario e stradale che da mercato bovino si è via via trasformato in grosso centro industriale (dal 063 al ’93 ha ospitato lo stabilimento automobilistico Lancia), prima di cedere progressivamente al terziario.

Una visita della cittadina non può che partire dal Duomo, edificio gotico risalente al XV secolo dedicato a S. Maria Assunta: all’interno, la quattrocentesca statua della madonna, il gruppo scultoreo di otto figure in terracotta policroma che raffigura la Pietà, e la tavola di Defendente Ferrari con la Deposizione dalla croce.

Appena fuori dal centro abitato, un paio di km a sud ungo una strada secondaria che corre nel verde, si incontrano San Genesio con la sua chiesetta romanica restaurata ai primi del ‘900 e, ancora più a sud, la Riserva naturale del Bosco del Vaj, che ospita una vasta faggeta, diverse specie del sottobosco e una fonte sulfurea.

Nei dintorni di Chivasso sono consigliate una tappa a Montanaro per visitare il Palazzo comunale, la parrocchiale dell’Assunta e l’oratorio di S. Marta, e una parrocchiale di S. Maria Maddalena di Foglizzo.

Risalendo lungo la statale 26 vale la pena uscire a Caluso in direzione Agliè, antico borgo medievale sorto su un insediamento latino in cui è perfettamente conservato il Castello Ducale. Costruito nel XII sec., il maniero diventa residenza signorile intorno al 1650, sotto Filippo di Agliè; nella seconda metà del Settecento, contemporaneamente alla ristrutturazione del borgo, la dimora viene riarredata per volere del duca di Chiablese, ma è soltanto nel primo Ottocento, con re Carlo Felice, che viene pienamente utilizzata. Nel 1839-40 la realizzazione di un parco all’inglese dona al Castello Ducale l’aspetto che è ancora quello di oggi.

Un altro castello si impone allo sguardo del turista a Rivarolo Canavese, centro industriale-agricolo a poco più di 5 km da Agliè: è quello di Malgrà, eretto nel 200 e restaurato sei secolo dopo da Costantino Nigra, in cui sono visibili frammenti di affreschi quattrocenteschi. Sempre a Rivarolo, l’altare in marmo colorato della chiesa di S. Michele e gli affreschi attribuiti a Martino Spanzotti della chiesa gotica di S. Francesco.

Anche Valperga, tre km a sud di Cuorgè lungo la SS 460, vale una sosta per ammirare il santuario di Belmonte che si erge in cima a una salita tortuosa. La leggenda lo vuole fondato da re Arduino, ceduto intorno all’anno Mille ai monaci di Fruttuaria e, tre secoli dopo, al vescovo di Astia. La definitiva ricostruzione si deve invece a Carlo Ceppi che nel 1886 completa l’opera iniziata 11 anni prima da Carlo Reviglio.

Arduino ha lasciato la sua impronta anche a Cuorgnè – 10 mila anime raccolte sulla sponda destra del torrente Orco, dove si percorrono i pittoreschi portici di via Arduino, nel vecchio nucleo, e si visita l’omonima casa con portico a soffitto ligneo e decorazioni in terracotta in cui pare il re abbia soggiornato. A Cuorgnè si trovano poi la medievale torre Carlevatto, l’ottocentesca parrocchiale dedicata a S. Dalmazzo, e il Museo archeologico dell’Alto Canavese in cui sono custoditi reperti dal Neolitico all’età longobarda.

A una decina di km da Cuorgnè, là dove confluiscono i torrenti Orco e Soana, si estende Pont Canavese, cittadina il cui nome deriva dall’iscrizione romana “Ad duos pontes” e compare per la prima volta in un diploma del 1100 in cui l’Imperatore Enrico I conferiva ai conti del Canavese, tra le altre terre, anche Pont. Da mettere in programma il Museo della Plastica presso la vecchia fabbrica Sandretto. 2500 manufatti che raccontano le molteplici attività di Pont: dalle fucine di rame alle trafilerie di ferro, dalle filature e tessiture di seta e cotone alle concerie, fino all’industria meccanica per la costruzione di macchine per materie plastiche. Pregevoli anche la parrocchiale di S. Costanzo e le torri medievali Ferranda e Tellaria.

Percorrendo una trentina di km sulla SS 460 della Valle Orco si arriva fino a Ceresole, Ceresole Reale da quando, nel 1862, Vittorio Emanuele II conferisce il titolo in segno di riconoscenza verso gli abitanti che gli avevano ceduto i diritti di caccia. Luogo di villeggiatura e punto di partenza per escursioni guidate ai rifugi Leonesi e Jervis, Ceresole Reale, in gran parte compreso nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, è dotato di un Centro visitatori che ospita una permanente sullo stambecco. A 1600 metri di quota si segnala un sentiero natura lungo un paio di km attrezzato da metà giugno a metà settembre anche per non vedenti.

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