Preci, il piccolo borgo del “buon vivere”

Pur essendo trascurato dal turismo di massa, il piccolo borgo di Preci non ha nulla da invidiare ad altre storiche località umbre. Anzi, la tranquillità e la quiete che vi regnano designano Preci come luogo del “buon vivere”, dove i ritmi quotidiani hanno ancora cadenze a portata d’uomo e l’ospitalità è un valore omogeneamente diffuso in tutta la popolazione.

Arrivando a Preci è immediatamente possibile immergersi nella straordinaria ricchezza di storia, tradizioni, natura e paesaggi, assaporare una gastronomia sana e fortemente ancorata alle tradizioni locali, godere della professionalità e della qualità della variegata ed efficiente offerta ricettiva e di animazione culturale.

Prima di partire alla scoperta di Preci con il nostro itinerario, vale la pena spendere qualche parola per il territorio che la circonda, cui deve gran parte della sua bellezza. Posta a 596 m s.l.m., Preci estende il proprio territorio comunale prevalentemente sulla Valle Castoriana. La Valle collega la Forca di Ancarano a Ponte Chiusita, ed è caratterizzata dalla presenza di una miriade di piccoli centri dove sorgono splendide chiese ricchissime di opere d’arte.

La sua morfologia aspra, è mitigata da una rigogliosa vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea, anche se alcune specie ora sono scomparse, come la canapa che era coltivata in piccoli appezzamenti detti “canapine”. Una straordinaria varietà di orchidee selvatiche è rinvenibile lungo la fitta rete di percorsi escursionistici della Valcastoriana.
Tra le numerose specie animali presenti, non è raro incontrare caprioli, cinghiali, istrici, scoiattoli, lepri e numerose specie di uccelli. Presenti anche il cervo, il gatto selvatico, la lince, il lupo, l’aquila reale, il gufo reale e, recentemente tornato per migrazione, l’orso bruno.

Tutta la zona è ricca di acque e molte sono le sorgenti a regime carsico che sgorgano copiose da imponenti formazioni di roccia calcarea.

Il comune di Preci, insieme a Norcia, fa inoltre parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il Parco è ricco di entità architettoniche importanti, mirabilmente inserite nel paesaggio, quali Abbazie, Monasteri , chiese, torri, castelli, fortificazioni, mulini, case – torri.

Se consideriamo la bassa densità demografica e il fatto che la stragrande maggioranza del suolo è occupata da superficie agricola, boschi, prati e pascoli, possiamo definire Preci come un borgo di tradizionale rare bellezza.

CENNI STORICI

Il primo documento dal quale si rileva il nome dell’abitato di Preci risale al 1232.
Era costituito da un piccolo insediamento non distante da un oratorio benedettino da cui probabilmente ne assunse il nome “preces” – preghiera. 

Nella seconda metà del XIII secolo, a protezione del villaggio, sorse il castello. Inizialmente fece parte dei possedimenti di Spoleto per poi passare, nel 1276, sotto l’autorità comunale di Norcia che in quegli anni era in piena fase di espansione territoriale.

Il terremoto del 1328 lo distrusse quasi completamente.

Durante gli ultimi secoli del Medioevo ed in età moderna (fino almeno al XVII secolo), raggiunse una certa notorietà per una scuola di chirurgia specializzata nell’estrazione di calcoli renali.

Dopo alterne vicende legate principalmente a lotte di potere tra l’autorità pontificia e le signorie di potenti famiglie, anche Preci venne coinvolta tristemente in questi conflitti. Per essersi ribellata a Norcia ed aver dato rifugio ai signori di Camerino, Rodolfo da Varano e Beatrice Colonna, nel 1528 dovette subire la distruzione, per opera dell’esercito nursino.

I fautori della ribellione vennero banditi e relegati nell’impervia Castelluccio da cui ne derivò l’antico nome di Castel Precino. Nel 1533 il Pontefice Paolo III acconsentì alla ricostruzione di Preci a condizione di una definitiva riconciliazione con Norcia. La riedificazione del Castello coincide con l’accrescere della fama dei medici Preciani in tutta Europa. Dentro le mura del nuovo castello le facoltose e ricche famiglie dei medici fecero costruire da maestranze lombarde operanti nella zona, eleganti palazzi. Anche l’edilizia minore venne edificata non tralasciando l’utilizzo di elementi architettonici di discreto interesse.

Nell’ottobre del 2016 Preci, come Castelsantangelo sul Nera, Visso e Ussita, è stato colpito da alcune scosse sismiche che che hanno raggiunto una magnitudo 5,4 e 5,9 rispettivamente alle 19:10 e alle 21:18 del 26 ottobre e una scossa di magnitudo 6,5 alle 7:41 del 30 ottobre. Questi terremoti hanno danneggiato l’Abbazia di Sant’Eutizio e reso il centro storico completamente inagibile.

COSA VEDERE

Possiamo dire che, sostanzialmente, l’abitato di Preci, ha mantenuto il suo aspetto cinquecentesco, tipico, dei villaggi fortificati costruiti sulle alture.

L’abitato, molto raccolto, è attraversato da una ragnatela di stradine che, tortuosamente, si inerpicano e confluiscono nella piazza principale sulla quale s’erge la chiesa la Pieve di Santa Maria, edificata nel XIII secolo dai monaci di Sant’Eutizio. Il portale principale del 1300, in stile gotico, è particolarmente sobrio. Sul lato sinistro, successivamente, venne aperto un interessante portale quattrocentesco e, la medesima parete dove si notano vari stemmi e frammenti di iscrizioni, venne unita con un portico, ora scomparso, alla adiacente casa della Comunità realizzando così il luogo per le prime riunioni del consiglio comunale.

Sulla stessa piazza si staglia il palazzo comunale e la chiesa di Santa Caterina, che offre un pregevole esempio di portale gotico, mentre altri elementi decorativi di ordine romanico ne abbelliscono la facciata.

A Preci, nei pressi di Piedivalle, si trova uno dei complessi monastici più antichi di Italia, nonché uno dei complessi più importanti per il monachesimo occidentale: l’abbazia di Sant’Eutizio. Diverse personalità spirituali sono state legate a questo luogo, tra cui San Benedetto e San Francesco.

L’abbazia sorse e si sviluppò sul luogo dove nel V sec., S. Spes, con un gruppo di altri eremiti sparsi nella zona, avevano eretto un oratorio dedicato alla Vergine. Alla morte di S. Spes, S. Eutizio per le sue grandi virtù, divenne la guida spirituale del cernobio. La comunità ebbe un notevole impulso ed in questo periodo, venne eretto il primitivo monastero e la chiesa nella quale alla sua morte vennero deposte le spoglie di S. Eutizio.

Trascorsero alcuni secoli nel corso dei quali al monastero vengono concessi, sia dall’Impero che dalla Chiesa, numerosi privilegi e donazioni. Nel 1180, l’abate Teodino I, diede inizio ai lavori per il restauro e l’ampliamento della chiesa, l’opera si concluse nel 1236, sotto il successore Teodino II. Oggi la chiesa, cuore dell’abbazia, mostra ancora, priva di manomissioni, la superba facciata ingentilita da un rosone di stile romanico-spoletino. All’interno, sotto un presbiterio decisamente rialzato, si scopre un’ampia cripta, le cui volte poggiano su due massicce colonne in pietra locale appartenute, probabilmente, all’antico oratorio. Al centro del presbiterio troviamo un pregevole tempietto nel quale si conservano le spoglie di S. Eutizio. Il monumento, di pregevolissima fattura, attribuito a Rocco da Vicenza, venne scolpito, nel 1514, su commissione dell’abate Scaramellotti, a contorno, nello stesso periodo, venne intagliato in legno di noce il coro, opera di Antonio Seneca della vicina Piedivalle.

Il complesso dell’abbazia si affaccia su due cortili. Il primo, più ampio, nel quale domina la chiesa è meravigliosamente ingentilito da due splendide bifore trecentesche. Nel secondo cortile, ad ornamento di una fontana, è stata posta una transenna in pietra, scolpita a losanghe, riferibile all’VIIIsecolo e appartenente alla antica chiesa dedicata alla Vergine.

Molto suggestive sono le grotte dove si ritirarono S. Eutizio e S. Fiorenzo, scavate nello sperone roccioso che sovrasta, a picco, l’abbazia e, sulla cui sommità, venne poi eretto il campanile.

Purtroppo l’abbazia è stata pesantemente lesionata dal sisma del 2016 e solo nel 2018 ha visto i primi interventi di messa in sicurezza.

Intorno all’abbazia di Sant’Eutizio si sviluppò anche una rinomata scuola chirurgica, della quale ancora oggi è possibile vedere i ferri presso l’Abbazia di Sant’Eutizio e presso la Sede Municipale. Ciò non deve stupire dal momento che la regola benedettina prevedeva che i monaci si prodigassero nella cura degli infermi. Motivo per cui la biblioteca dell’abbazia era ricchissima di trattati di medicina, la cui pratica era senz’altro favorita dalla grande varietà di piante officinali ed alcune sorgenti di acque curative di eccezionale efficacia.

In località Borgo Garibaldi, proprio ai piedi del centro storico di Preci e collegato a questo da una bella passeggiata, è visitabile il centro visite del Parco Nazionale dei Monti Sibillini “L’antico mulino”. Una data incisa sull’impianto di molitura lascerebbe supporre un’origine risalente al 1808, almeno nella forma giunta fino a noi, il bassorilievo sul cervello dell’arco d’ingresso alla ricca casata locale dei Viola. A memoria d’uomo, questo mulino era considerato il più importante del luogo e la struttura conteneva una comoda stalla per le bestie da soma utilizzate per portare i cereali e ritirare la farina che se ne ricavava, decurtata di una percentuale trattenuta dal mugnaio. Inoltre vi era un pollaio della famiglia del gestore, in una delle stanze utilizzate probabilmente, in origine, come abitazione.

A pochi km di distanza si incontrano tre frazioni di Preci, i borghi di Roccanolfi, Poggio di Croce e Montebufo, dove di particolare interesse vi sono le due chiese parrocchiali, ricche di tele cinquecentesche e seicentesche raffiguranti scene del Nuovo Testamento.

ESCURSIONI

Dall’antico mulino di Borgo Garibaldi parte un breve percorso ad anello, segnalato con l’indicazione “Trek urbano”. Consiste in un itinerario che raggiunge il centro storico attraverso un sentiero nel bosco che ripercorre l’antica via di accesso al “castello”, invitando alla visita delle principali emergenze storico-architettoniche, a partire dall’antica chiesa parrocchiale da poco restaurata (Santa Maria), quindi il “Centro di documentazione e ricerca sulla storia della chirurgia preciana”, poi, riscendendo a Borgo Garibaldi, la chiesa della “Madonna della Peschiera”, sorta sopra una sorgente di acque considerate salutari e nei pressi della quale è mantenuta in ottimo stato di conservazione una peschiera risalente al XVII secolo. Immediatamente prima di giungere di nuovo al mulino è previsto l’attraversamento di un giardino didattico di prossima realizzazione (in primavera), dedicato interamente ad una ricca collezione di essenze officinali, che avrà l’importante ruolo di collegamento tra il tematismo storico (chirurgia preciana) e naturalistico (biodiversità vegetale).

C’è poi un percorso tranquillo, adatto praticamente a tutti, che da Preci porta all’abbazia di Sant’Eutizio. Giunti con l’auto a Borgo di Preci sopra il quale spicca appunto l’abitato di Preci, si parcheggia l’auto verso l’uscita dalla frazione su di un grande piazzale sulla destra (per chi proviene da Visso) vicino al quale, un piccolo corso d’acqua in giorni prestabiliti dalla casa del parco, alimenta un grazioso mulino a poca distanza. A piedi poi si continua a percorrere la strada asfaltata principale tenendoci Preci sempre alla nostra destra. In corrispondenza del Km 17, che si raggiunge percorrendo 150 metri circa, sale a sinistra una stradina ancora asfaltata che da lì a breve diventerà imbrecciata lungo la quale sono evidenti le segnalazioni bianche e rosse. La strada è molto comoda anche se inizialmente la salita vi accompagnerà fino al raggiungimento di una casolare. La prima parte sarà discretamente ombreggiata dopo di che, man mano che si sale, gli alberi saranno più radi. Lungo il sentiero incontrerete un paio di tracce che non dovrete considerare; tirate sempre dritti avanti a voi seguendo le bandierine colorate. Giunti quasi al termine dalla salita è molto bella la visuale di Preci che si fa largo tra gli alberi alle vostre spalle. Arrivati al casolare si percorre un breve tratto di strada asfaltata ancora in leggera salita in direzione del paesino di Collescille, verso sinistra; dopo un centinaio di metri a destra scende il sentiero che dovete intraprendere anche in questo caso segnalato. Inizia la discesa verso l’abbazia di S. Eutizio all’interno di un fosso che sfocia, da lì a poco, di nuovo sulla stradina asfaltata. La si percorre ancora in discesa per un po’ fino a raggiungere l’incrocio che conduce a destra, ad un piccolo cimitero di fianco al quale, una staccionata, scende per raggiungere l’abbazia. E’ una simpatica passeggiata che non richiede eccessivi sforzi e che, come metà finale, ha l’obbiettivo di visitare una splendida abbazia benedettina che è stata per lungo tempo un punto di riferimento molto solido per le popolazioni limitrofe. Non servono eccessive scorte d’acqua anche perché, giunti a destinazione, vi potete tranquillamente rifocillare anche al bar. Indossate scarpe adatte (meglio se da trekking ma anche da tennis potrebbero andar bene ugualmente) e godetevi una tranquilla e rilassante giornata.

Come per il sentiero che conduce all’abbazia di S. Eutizio, anche il Sentiero Natura inizia da Borgo di Preci e ritorna al punto di partenza dopo aver effettuato un giretto ad anello adatto naturalmente a tutti. Purtroppo non è segnalato sulla cartina topografica o per meglio dire ne è indicato solo una parte che coincide con il N. 188 che unisce il paese di Saccovescio con Borgo; ad ogni modo, grazie alla collaborazione di Aldo, ho riportato l’intero tragitto sulla cartina che potete scaricare nella sezione download. Comunque poco importa considerata la facilità del percorso e la buona segnalazione sul campo. Si sviluppa a ridosso della vasta macchia di fronte al paesino di Preci per la maggior parte lungo ampie carrarecce anche se non mancano tratti di caratteristici sentieri ai margini del bosco.

Un’altra piacevole scampagnata adatta a tutti è quella che porta a Saccovescio (3,5 km a/r). La partenza di questo agevole anello si trova a Castelvecchio, in prossimità del parcheggio, prima di entrare in paese. Da qui una carrozzabile ben visibile sulla destra conduce in salita, per poco più di 1 km, lungo il lato nord-ovest di Monte San Pietro (812 mslm) fino a Saccovescio. L’accogliente piazzetta del paese davanti la Chiesa del Sacro Cuore invita ad una pausa ristoratrice presso i comodi tavoli in legno, e lo sguardo può spaziare sul paesaggio della montagna della Valnerina. Dalla piazza seguendo il viale della Madonna della Neve si giunge alla chiesetta omonima, dove vi è una divertente area attrezzata per i più piccoli. Terminata la visita, si ridiscende fino a Castelvecchio lungo il percorso già compiuto. Si può fare una deviazione per visitare la Chiesetta della Madonna della Cona (XVI secolo), nota anche come Madonna dell`Icona o Madonna de Lu Posatoro, in prossimità della quale vi è una antica fonte. Il 9 marzo di ogni anno si svolge, presso la chiesa della Cona, la cosiddetta Festa delle anime, in ricordo dell`antica distruzione del paese di Monte San Martino e della conseguente dispersione degli abitanti tra Corone, Saccovescio e Castelvecchio. Ritornati sul percorso si procede in direzione di Castelvecchio, l’antico castello di poggio a guardia della valle.

Un passeggiata per i più esperti che ripagherà con la sensazione di dominare la Valnerina dall’alto è quella che porta a Monte Lungo. Punto di partenza di questa passeggiata in montagna è l’abitato di Collescille, posta a 944 m s.l.m., sull`antico sentiero di collegamento tra Preci e Visso. L’abitato era tra i paesi cui era affidata la difesa della sottostante Abbazia di Sant`Eutizio. Giunti nel paese, si lascia la macchina nei pressi della curva, che offre uno splendido belvedere sulla valle. Si prosegue in salita lungo la via lastricata in pietra fino alla Chiesa di Santa Maria Assunta sec. XVI, dove si trova una statua lignea policroma della Madonna del Castello, opera del Maestro della Madonna di Macereto (seconda metà del XV secolo). Superato il paese la strada, da qui sterrata, sale progressivamente lungo l’aspro fianco sud di Monte Moricone ed ai piedi di una torre di avvistamento. Sotto strada, per i primi 2 Km, il versante si presenta arido e accidentato con rupi inframmezzate da ginestre, ginepri e carpinelle. Continuando l’ascesa ed osservando sulla destra la Valle del Campiano si giunge ad un bivio, ai piedi di Casale Viola, e si svolta verso destra, seguendo la segnaletica escursionistica. Dopo poco si è già sulle praterie della sommità di Monte Lungo (1.241 m), proseguendo lungo la strada battuta si gode, verso sud-est, la magnifica veduta di parte della catena dei Monti Sibillini umbri. Dopo una meritata pausa ristoratrice, si ridiscende fino a Collescille lungo la via usata per salire.

COSA GUSTARE

Il mantenimento del paesaggio agrario tradizionale non può che essere legato all’ampia diffusione che hanno in questo territorio le tecniche dell’agricoltura biologica: alla base ci sono la rotazione delle colture e la rinuncia all’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, poi il mantenimento delle alberature, delle siepi e delle specie e varietà tradizionali, sia vegetali che animali, perfettamente integrate con il territorio, che rappresentano uno straordinario bacino di biodiversità agraria.

Farro, orzo, lenticchie, cicerchia e fagiolo, colture considerate arcaiche fino a qualche anno fa oggi sono simbolo di una sana alimentazione e permettono di riscoprire i sapori antichi gelosamente conservati dalla civiltà rurale. Tra le montagne è possibile meravigliarsi della tenacia dei piccoli allevatori di ovini ancora oggi transumanti, che con un po’ di fortuna possiamo poi ritrovarli a valle nei loro piccoli laboratori aziendali, dove è anche possibile degustare formaggi dal sapore unico.

Come pure è possibile incontrare l’appassionato apicoltore, in grado di far assaporare direttamente la ricchezza floristica locale tradotta in miele dalle instancabili api.

Preci e la Valcastoriana sono anche tartufo nero di Norcia, da assaporare direttamente negli ottimi ristoranti locali, che ogni giorno richiamano clienti da un ampio raggio perché famosi per l’alta qualità e genuinità dei piatti, proposti a prezzi onesti. Altro discorso vale per i due principali frutti del territorio: la trota ed il prosciutto.

Questi vengono prodotti a Preci per entrare nel mercato nazionale (a volte anche varcando i confini di Stato) del quale conquista importanti quote. Le trote allevate negli impianti della Valnerina vanno ad occupare il 7% del mercato nazionale e vengono apprezzate per la particolare sapidità. A riprova dell’attenzione con cui le attività produttive di inseriscono in un contesto ambientale di grande pregio ambientale ma anche estremamente fragile, tutti gli impianti ittiogenici sono sottoposti a certificazione volontaria di qualità ambientale. In impianti di recente realizzazione si è cominciato anche a trasformare i prodotti della troticoltura in lavorati particolarmente apprezzati dalle famiglie, come i filetti di trota.

Il prodotto di Preci senza dubbio più conosciuto è comunque il prosciutto, che viene stagionato in quattro grandi impianti nel territorio comunale, per una produzione che si aggira intorno ai 450.000 pezzi l’anno, tra i quali è presente circa l’85% della produzione certificata “Prosciutto di Norcia IGP”. Per la promozione del prosciutto, ma più in generale di tutti i prodotti tipici e del territorio di Preci, si realizza ogni anno, il primo week end di luglio, una manifestazione di grande successo, denominata “Pane, Prosciutto & Fantasia”, che nell’edizione 2008 ha raccolto circa 20.000 visitatori.

EVENTI E MANIFESTAZIONI

La manifestazione più attesa è senz’altro “Pane Prosciutto & Fantasia”, che si svolge nel mese di luglio ed è dedicata alla promozione del territorio, ai suoi valori tradizionali ed ai prodotti tipici locali ed umbri, in particolare al prosciutto di Norcia IGP.

Il crescente successo assunto nel tempo, è testimoniato da una massiccia presenza di visitatori, puntuali ogni anno all’apertura delle cantine del castello e tra le suggestive piazzette che caratterizzano il centro storico dove vengono allestiti stand espositivi e degustativi.

Accanto alla rievocazione degli antichi mestieri come l’arte della lavorazione del formaggio, del pane e del maiale secondo tradizione, vengono rappresentati i vecchi lavori artigianali di canestrai, maniscalchi e contadini.

Per i più piccini sono previste iniziative quali la “Fattoria dei Bambini” o le “Passeggiate a dorso d’asino”.

Ogni edizione comunque a fianco di quelle oramai tradizionali, propone di volta in volta nuovo eventi culturali, approfondimenti tematici con esperti del settore a confronto e intrattenimenti vari che arricchiscono il programma di animazione.

A maggio si tiene il Festival delle Tradizioni di Maggio, dedicato alla musica e alla cultura tradizionale mentre, nei mesi di luglio/agosto, la rassegna “Preci d’estate” anima il borgo con serate culturali, concerti e teatro in piazza.

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