Da Arrone a Cascia: viaggio nei borghi più belli della Valnerina

La Valnerina occupa la parte sud-orientale della provincia di Perugia e l’estremo lembo est di quella di Terni, che prende il nome dal corso d’acqua più importante che l’attraversa: il Nera. Ad esso affluiscono altri fiumi tra cui il Corno ed il Tissino.

Il paesaggio, ricco di montagne, sorgenti e boschi ancora incontaminati, è la prima peculiarità che coglie il visitatore, ma anche l’arte ha notevole importanza per la presenza di numerosi centri storici ricchi di passato e tradizione; abbazie, romitori, torri e fortificazioni, paesetti arroccati ove sono ancora presenti segni di vita.

La Valnerina ha conosciuto in passato momenti di eccelso splendore: San Benedetto, Santa Rita, sono figli di questa terra che hanno saputo cogliere dall’isolamento non soltanto il senso della rinuncia, ma anche quello della meditazione.

Negli ultimi anni la Valnerina ha operato una pubblicizzazione notevole della propria immagine, prodotti gastronomici compresi: tartufi, prosciutti, salsicce, formaggi, lenticchie.

La strada nazionale che percorre l’itinerario principale ben si colloca tra il paesaggio a volte dolce a volte più aspro. Un tempo che l’arteria era più tortuosa ad affiancarla era un vero e proprio monumento di ingegneria di questo secolo: la ferrovia elettrica Spoleto-Norcia a scartamento ridotto.

Terni si presenta come un ottima base per l’itinerario che si snoda in questa parte della regione.

L’ITINERARIO

ARRONE

Per secoli è stato molto conteso per la sua posizione strategica tra la Valnerina e l’Abruzzo. Visibile dal lago di Piediluco, Arrone è un piccolo comune di quasi 3000 abitanti che si estende lungo le pendici di una collina ricca di vegetazione a ridosso del paesaggio lacustre.

Annoverato tra i borghi più belli d’Italia, come la maggior parte dei paesi umbri, è di origine medievale ed è arroccato su un’altura che in tempi antichi aveva un valore difensivo e che oggi contraddistingue in maniera peculiare gran parte dei borghi situati nel territorio del Parco fluviale del Nera, un’area di grande interesse storico, artistico e soprattutto ambientale per le particolari caratteristiche naturali che la contraddistinguono e la rendono un unicum della regione umbra.

Anche qui, a fare da punto di raccordo, è il castello edificato nell’XI secolo dai signori del borgo, la famiglia degli Arroni. Con i suoi vicoli stretti e pittoreschi, la cittadina ternana conserva magicamente le sue tradizioni più antiche e il senso di appartenenza a una comunità che si è formata dalle rivolte popolari durante il Medioevo, quando il popolo arronese si è unito per cacciare dal territorio i signori di Spoleto che avevano sopraffatto gli Arroni.

Nonostante la sua estensione contenuta Arrone offre ai turisti attrazioni di grande valore storico e culturale a partire dal, già citato, castello di poggio, al convento di San Francesco e alle chiese di San Giovanni BattistaSanta Maria Assunta. Quest’ultima conserva diversi affreschi di grande valore artistico raffiguranti la Madonna e realizzati da pittori diversi. In particolare, situati all’interno dell’abside centrale, ci sono affreschi di Vincenzo Tamagni e Giovanni da Spoleto, due pittori che si sono ispirati alle opere di un grande artista quattrocentesco: Filippo Lippi.

Oltre all’architettura antica e all’arte, di cui fanno parte anche i resti di templi romani dislocati sulle colline circostanti, due parole chiave contraddistinguono Arrone: natura e buona cucina. Elementi strettamente legati tra loro in un connubio che vede questo paese, da sempre al centro dei traffici commerciali antichi tra il Ducato di Spoleto e l’Abruzzo, ricco di proposte culinarie genuine. La macchia circostante rappresenta la fonte primaria di specialità locali, come i frutti del sottobosco: funghi, tartufi, fragole, more e lamponi costituiscono gli ingredienti base per piatti prelibati.

Soggiornando a Piediluco dunque si può approfittare della poca distanza per fare una breve escursione nei territori circostanti e godere delle bellezze dei paesi che si estendono lungo la valle attraversata dal fiume Nera e in provincia di Terni, nell’Umbria del Sud.

POLINO

Posto sull’appennino umbro-marchigiano ad 836 metri s.l.m., Polino è il più piccolo comune dell’Umbria, e ad oggi conta poco più di 240 abitanti.

Di origine medievale, fu roccaforte di vari feudatari e legato al Ducato di Spoleto e per lungo tempo dovette la sua fortuna alle sue miniere d’argento, ferro e marmo, oggi quasi completamente esaurite o non sfruttabili.

Anticamente il paese era difeso da una doppia cinta muraria e quella più interna racchiudeva i palazzi signorili. La parte più antica, posta più in alto, si sviluppa attorno alla chiesa e a due edifici piuttosto antichi; su tutto domina una rocca del ‘500 con bastioni di forma cilindrica.

Polino (Credits: Wikipedia, LigaDue)

Da vedere, sulla piazza d’ingresso al paese, una bellissima fontana del Seicento, in stile manieristico, fatta costruire dal marchese Castelli, conte di Collestatte e Torreorsina, governatore perpetuo di Polino, e recentemente ristrutturata.

I dintorni del paese sono suggestivi: strade panoramiche da dove lo sguardo può spaziare dai monti Sibillini, al Terminillo, da Monteleone di Spoleto a Greccio.

A Polino è possibile visitare il Museo dell’Appennino Umbro, che prevede un percorso didattico-culturale in cui è possibile osservare la formazione dell’Appennino Umbro, i fossili rinvenuti, la formazione della vicina Cascata delle Marmore e flora e fauna del territorio.

FERENTILLO

Pittoresco si presenta lo scenario dei due castelli posti sui fianchi delle due montagne collocate in una posizione naturale di sbarramento. Il paese è diviso dal Nera in due agglomerati urbani: Mattarella e Precetto. Il primo si trova alla destra del fiume; il castello si arrocca sul pendio del Monte Gabbio con torri quadrate e cilindriche con alto mastio.

Interessante è la chiesa di Santa Maria (sec. XIII), parrocchiale, con tre portali del ‘400 ed una piccola abside poligonale sulla quale si aprono graziose monofore. Presso la porta del castello che si affaccia sulla valle è la Chiesa di San Giovanni Battista (sec. XIV), ricavata in un locale del fortilizio.

Ferentillo (Credits: Wikipedia, Paolo Carnassale)

La borgata di Precetto si colloca sulla riva sinistra del Nera, sulle pendici del monte S. Angelo. La sua fortezza, a pianta triangolare, è sormontata da una torre quadrata.

Attraverso i caratteristici vicoli si giunge alla chiesa di Santo Stefano, risalente al Cinquecento. Articolata su due piani, in quello superiore l’interno è a tre navate in stile rococò. La parte inferiore è assai più importante e corrisponde alla cripta nella quale, per una serie di cause naturali, come la ventilazione ed il suolo calcareo, le salme ivi conservate hanno subito un rapido processo di mummificazione ed oggi sono meta di molti visitatori. I corpi esposti hanno tutti una storia piuttosto tragica, ed il loro aspetto è davvero raccapricciante. Deposti in casse trasparenti o accatastati con ordine, alcuni conservano tracce di vestiti, come una coppia di sposi cinesi venuti in visita in Italia nel ‘700.

Addossata al convento dei Dottrinati è invece la chiesa della Madonna del Gonfalone, di origine settecentesca.

Poco distante dal centro si presenta in tutta la sua bellezza l’abbazia di San Pietro in Valle, luogo suggestivo e determinante per la vita religiosa, sociale e politica nella storia della Valle del Nera. Costruita per volere di Faroaldo II duca di Spoleto, nell’VIII secolo, fu più volte ristrutturata ed ebbe vasti possedimenti che giungevano siano a Roma. Oggi, ad esclusione della chiesa, è proprietà privata. Le mura che scendono lungo il pendio sono intervallate da torri di vedetta, sostenute da archi. La facciata della chiesa è a capanna con un portale rinascimentale. L’interno è ad unica navata con un transetto che termina in tre absidi; la torre campanaria è del XI-XII secolo. Interessanti le opere d’arte conservate, come il ciclo di affreschi che raffigura scene di vita del Vecchio e Nuovo Testamento; sarcofagi romani del II-IV secolo; decorazioni del ‘600; frammenti e iscrizioni romane e altomedievali che testimoniano antichi insediamenti nel territorio limitrofo; affreschi quattrocenteschi nel transetto e nell’abside. La diversità del materiale antico di questo monastero è da attribuirsi alle continue opere di rifacimento che si sono susseguite nei secoli.

SCHEGGINO

A poco più di 15 km da Ferentillo si trova Scheggino, un piccolo borgo di origine medievale di nemmeno 500 abitanti edificato dal Ducato di Spoleto per difendere uno dei tre ponti sul Nera, assolvendo così ad una funzione di sentinella. Le cronache raccontano di una vittoriosa resistenza ad un assedio (1522) tentato dal condottiero Picozzo Brancaleoni che non riuscì a superare le mura e le fortificazioni costruite nell’XI e XII secolo.

Oggi, di quelle fortificazioni, ci è pervenuto solo un torrione semidiroccato e resti di mura.

In pieno centro storico merita una visita la chiesa di San Nicola, del XIII secolo ed interamente rifatta nel corso del ‘500, con pregevoli affreschi in corrispondenza dell’abside attribuibili allo Spagna, e la chiesa di Santa Felicita, che pur essendo del pieno periodo romanico stupisce per il suo stile primitivo che ne fece erroneamente attribuire la datazione al periodo longobardo. Da menzionare anche il palazzo Comunale in pieno centro storico.

Il territorio offre un paesaggio veramente singolare, dovuto alla particolare bellezza della vallata del Nera in questa zona: le splendide fonti di Valcasana che sgorgano a poca distanza dal paese sono un esempio dello spettacolo che la natura offre in quest’area. Meta ideale per gli appassionati degli sport acquatici, Scheggino ospita uno dei parchi divertimento, l’Activo Park, tra i più attrezzati per la pratica dello sport e…il puro divertimento. Scheggino è tappa lungo la Via di Francesco.

Scheggino (Credits: Wikipedia, Manuelarosi)

Nelle vicinanze graziosi sono i centri di Ceselli, Civitella e il Monte San Vito.

Il turista che si rechi a Scheggino sarà deliziato dai colori e dai sapori della natura, che qui offre tartufi di raffinata qualità e trote di fiume dal sapore verace. Scheggino è infatti rinomato in tutto il mondo per la produzione del tartufo bianco e nero.

VALLO DI NERA

Vallo di Nera e il vicino Piedipaterno, si trovano in una regione della Valnerina particolarmente affascinante, in cui un restringimento della vallata genera piccole conche, e vallate sinuose e strette solcate dalle acque cristalline del fiume Nera e del suo affluente Vigi.

Di origine romana, l’antico nome era Castrum Valli o Castrum Vallis che poteva significare sia “castello della valle” sia “castello del vallo”, ossia luogo fortificato (vallum). Il riferimento al fiume Nera è stato aggiunto dopo l’Unità d’Italia. Vallo di Nera fu quasi sempre sotto la dominazione di Cerreto di Spoleto, da cui si deduce facilmente quali furono i periodi felici o meno del villaggio.

Il borgo emerge dai boschi con le sue case compatte di pietra chiara, straordinariamente conservato dal 1217, quando la città di Spoleto concesse agli uomini di Vallo di costruire un castello a difesa della valle sul colle Flezano dove in precedenza sorgeva una rocca longobarda. Le mura possenti e le antiche torri circondano le case in pietra che sono addossate le une alle altre e interrotte solo da ripide viuzze, da archi e sottopassaggi.

Tutt’oggi conserva in parte gli edifici religiosi e civili romanici di questi secoli. In effetti una volta dentro sembra di essere nel medioevo: feritoie, mensoloni, passaggi stretti, vicoli bruniti e serrati, le preziose chiese romaniche e i portali in pietra.

Santissima Annunziata dell’Eremita è forse l’esempio più notevole: la chiesa superiore a croce latina, e la cripta inferiore a croce greca. Di essa oggi resta solo parte della navata centrale. Più interessante invece la serie di affreschi votivi del XV e XVI secolo che ne decorano le parti interne. A nord del paese si raggiunge a piedi la località di Paterno, a 605 m. di altitudine, in cui è ben conservata la chiesa Parrocchiale con una bella fonte battesimale al suo interno.

CERRETO DI SPOLETO

Aggrappata sul Colle S. Sebastiano, a 558 metri s.l.m., Cerreto domina il confluire della Valle del Vigi su quella del Nera. Sulle case di erge la torre campanaria risalente al XV secolo.

Ammirabili le chiese di S. Maria Annunziata, di San Nicola (XIII secolo) e di San Giacomo, antico monastero delle benedettine: in essa sono conservati alcuni affreschi del ‘300-‘400. Allontanandosi dal centro si raggiunge Santa Maria de Libera, grazioso complesso formato dalla Chiesa della Madonna, l’Oratorio di S. Giovanni decollato, un torrione e la Porta per Ponte del Piano. A Cerreto nacque Gioviano Pontano, poeta e umanista del Quattrocento.

Cerreto Di Spoleto (Credits, Wikipedia LigaDue)

Dal paese sono d’obbligo alcune visite come a Borgo Cerreto, dove si trova la chiesa di San Lorenzo, costruita dai francescani nel Duecento. Graziosa è la facciata con portale ad arco ogivale ed il semplice rosone. L’interno, ad unica navata, contiene affreschi di varie epoche.

Ponte è un’altra graziosa frazione di Cerreto. E’ qui ammirabile la chiesa di Santa Maria Assunta, del XII secolo, in stile romanico con forti influssi abruzzesi, soprattutto nella parte inferiore della facciata. Da Ponte si può proseguire per Rocchetta, nelle cui vicinanze si trova il santuario rupestre di Madonna della Stella. Il complesso, incastonato nella roccia, sorse su di un primitivo monastero benedettino; nel Trecento fu abitato dagli agostiniani. Nel 1832 la Madonna apparve a due pastorelli del luogo; da quella data il santuario è meta di pellegrinaggi da parte dei valligiani.

Da Borgo Cerreto si può giungere a Triponzo, dominata da un’alta rocca del Trecento e raccolta all’interno di una cinta muraria ben conservata con bastioni. Il paese è stato più volte distrutto dai terremoti piuttosto frequenti in questa parte della regione.

CASCIA

L’antica “Cursula” romana seguì anch’essa le sorti degli altri centri della Valle. Subì non soltanto i saccheggi dei Longobardi e dei Saraceni, ma anche le violenze di numerosi terremoti.

Cascia (Diritto d’autore: giuseppemasci / 123RF Archivio Fotografico)

Il suo nome è principalmente legato a Santa Rita, che nella vicina Roccaporena nacque nel 1381. La città è per questo meta continua di pellegrini e devoti da ogni parte d’Europa. Santa Rita fu un raro caso di umiltà e spiritualità. Rimasta vedova trovò rifugio nella preghiera; entrò a far parte del movimento delle agostiniane e per quaranta lunghi anni visse nel Monastero di S. Maria Maddalena rendendosi protagonista di molti miracoli. Nel 1442, in uno dei tanti momenti di preghiera davanti al Crocifisso, ottenne la grazia divina quando una delle spine della corona del Cristo si staccò per conficcarsi nella sua fronte. Trascorse gli ultimi anni di vita in completo isolamento, sino al 1457, quando per miracolo le campane suonarono da sole i rintocchi per avvertirne a tutti la morte. Le celebrazioni in suo onore, che si tengono il 21 ed il 22 maggio di ogni anno, rievocano, anche con la spettacolare “luminaria”, la figura di questo grande personaggio della fede cristiana.

Naturalmente il monumento di maggiore importanza è la basilica di Santa Rita, innalzata nel 1937 su un edificio di culto più antico. La facciata ha due agili torri e un grande riquadro al cui interno vi è una croce e nicchie laterali con gli angeli. L’unica porta d’ingresso è fiancheggiata da rilievi con scene di vita della Santa. L’interno, a croce greca, è assai ricco di marmi e di opere d’arte. Interessante è la Cappella di Santa Rita che ne conserva il corpo. Annesso alla chiesa vi è il convento col chiostro del Quattrocento, l’oratorio e la cella della Santa.

Di particolare interesse in città sono poi le chiese di San Francesco, del XV secolo, di Sant’Agostino, di Sant’Antonio Abate, di Santa Maria e la rocca.

Da Cascia, dopo circa 5 km, percorrendo la stretta Valle del Corno, si può raggiungere Roccaporena, paese natale di Santa Rita. Ricco di misticismo, è dominato dallo scoglio di Santa Rita, ove sorge una cappellina e dove un tempo ella si rifugiava spesso in preghiera.

Cascia (Diritto d’autore: vaakeval / 123RF Archivio Fotografico)

Dall’alto si gode un ottimo panorama. Roccaporena conserva una chiesetta sorta sulla casa natale della Santa e la chiesa di S. Montano, ora santuario, ove Rita convolò a nozze con Paolo di Ferdinando.

MONTELEONE DI SPOLETO

Monteleone di Spoleto ricade geograficamente nell’Alta Valle del Corno, in un’area di notevole pregio ambientale, ricca di bellezze naturali e siti d’interesse comunitario per le specie floristiche e faunistiche presenti. Questi aspetti fanno da cornice ad uno degli angoli più suggestivi della Regione Umbria, ricco di storia e tradizioni, grazie anche alla presenza dell’uomo sin dai tempi delle popolazioni italiche.

Adagiato su una collina a 978 metri ai cui piedi scorre il fiume Corno; questo caratteristico paesino è apprezzato specialmente in estate, quando molti turisti vi si recano in cerca di refrigierio.

Monteleone Di Spoleto (Diritto d’autore: buffy1982 / 123RF Archivio Fotografico)

Le use origini sono molto remote e nell’antichità, la cittadina era conosciuto con nome di “Brufa”. Le sue sorti, dopo la distruzione della città nel XII secolo seguirono quasi costantemente quelle del ducato di Spoleto, che ne mantenne sempre il dominio. Oggi, tale villaggio che conta meno di 1000 abitanti, vive soprattutto grazie alla fiorente agricoltura del posto. La Torre dell’Orologio, che altro non è che la porta dell’antico castello medioevale, domina il borgo.

A qualche metro di distanza si trova il bel palazzo Bernabò, quattrocentesco. La chiesa di San Francesco, del 1300, costituisce la chiesa pi bella del villaggio. Il suo interno è movimentato ed inusuale: due navate di diversa altezza e di diversa copertura si sviluppano in lunghezza, mentre una porta dà accesso al chiostro, in cui si ritrovano i materiali archeologici rinvenuti negli scavi delle vicinanze. All’interno della chiesa e del chiostro anche affreschi trecenteschi e tele risalenti al ‘400-‘500. Altra chiesa degna di nota è quella di San Nicola, interessante soprattutto per le pale dell’ altare attribuite al Ghezzi e al Masucci.

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